108 UPANISHAD
FILOSOFIA DELLA
CULTURA VEDICA
UPANISHAD, in sanscrito, “dottrine arcane, segrete” di una serie di testi filosofico-religiosi dell’India, appartenenti all’ultima fase del periodo vedico. Con le Upanishad, il sacrificio materiale dell’antica religione vedica perde significato, perché l’eterno rinascere incombe anche sull’uomo religioso e pio, e vengono in primo piano il problema della salvazione dal ciclo delle esistenze e la dottrina dell’identità dell’anima individuale con l’anima universale.

LA SCIENZA FILOSOFICA DEL PERIODO VEDICO
Classe di testi parte del Veda e afferenti perciò ciascuno a una delle quattro Samhita, la cui composizione attraversa vari secoli. Le Upanishad sono anche dette vedanta, termine che significa letteralmente “fine del Veda” nel senso di “parte finale”, ma interpretato da alcune scuole come “compimento del Veda”. Sul piano formale, molte Upanishad si caratterizzano per la forma dialogica. Fra le più autorevoli, anche per i commenti che dedicheranno loro i fondatori delle varie correnti del Vedānta, sono alcune delle più antiche: la Brihadaranyaka, la Chandogya, la Taittiriya, l’Aitareya, la Kauṣitaki e la Kena. Esse contengono elementi che verranno diversamente sviluppati e interpretati, ma che resteranno essenziali per il successivo sviluppo della filosofia indiana.
AREA LETTURA
Le seguenti 14, riportate in ordine cronologico, sono considerate dai commentatori indiani le più autorevoli per contenuto e per antichità: 1. Brihadaranyaka, 2. Chandogya, 3. Aitareya, 4. Taittiriya, 5. Kausitaki, 6. Kena, 7. Katha, 8. Isha, 9. Svetasvatara, 10. Mahanarayana, 11. Mundaka, 12. Maitrayaniya, 13. Prasna e 14. Mandukya.
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